Il principio di non contestazione nelle liti sui rimborsi di imposta è applicabile, ma la negazione in toto del rimborso prevale sulle singole ragioni di contestazione. Tutto giusto?

by AdminStudio

Il principio di non contestazione è applicabile al processo tributario e può operare nel caso in cui l’Amministrazione finanziaria neghi in radice l’esistenza di un credito chiesto a rimborso. Quindi il difetto di specifica contestazione dei conteggi funzionali alla quantificazione del credito oggetto della pretesa del contribuente non opera quando l’AdE neghi in toto l’esisotenza del credito e può avere rilievo solo quando si riferisca a fatti non incompatibili con le ragioni della contestazione dell’an debeatur.

Lo afferma la quinta sezione della Corte di Cassazione nella Ordinanza 9 ottobre 2023 n. 28233 (Pres. Cirillo, Rel. Fracanzani).

Per la Corte quando si controverta su una domanda di rimborso del contribuente, quest’ultimo riveste la qualità di attore in senso non soltanto formale – come nei giudizi di impugnazione di un atto impositivo – ma anche sostanziale.

Ciò significa, in primo luogo, che l’onere di allegare e provare i fatti ai quali la legge ricollega il trattamento impositivo rivendicato in domanda grava sul contribuente; secondariamente, che le argomentazioni con le quali l’Ufficio nega la sussistenza di detti fatti o contesta che i medesimi siano qualificabili giuridicamente nei termini proposti dal contribuente, costituiscono “mere difese”, come tali non soggette ad alcuna preclusione processuale, salva l’ipotesi del formarsi di un giudicato interno o, ricorrendone i presupposti, l’applicazione del principio di non contestazione.

Con riferimento a tale ultimo principio, certamente applicabile anche nel processo tributario (Cass. n. 1540 del 24/01/2007; Cass. n. 7827 del 31/03/2010), è stato chiarito che esso non può operare nel caso in cui l’Amministrazione finanziaria neghi in radice l’esistenza del credito, sicchè il difetto di specifica contestazione dei conteggi funzionali alla quantificazione del credito oggetto della pretesa del contribuente può avere rilievo solo quando si riferisca a fatti non incompatibili con le ragioni della contestazione dell’an debeatur.

Invero, il principio di non contestazione opera sul piano della prova e non contrasta, nè supera, il diverso principio per cui la mancata presa di posizione sul tema introdotto dal contribuente non restringe il thema decidendum ai soli motivi contestati se sia stato chiesto il rigetto dell’intera domanda (Cass. n. 9732 del 12/05/2016).” (cfr. Cass., V, n. 14998/2023). Nè a tal fine può valere il richiamo alla dichiarazione sostitutiva di atto notorio che, parimenti, non può assurgere a fonte di prova (Cfr. Cass., V, n. 31588/2021).

La lettura della Suprema Corte tuttavia rischia di vanificare l’applicazione del principio di non contestazione in questi casi.

Di fronte a specifici conteggi del contribuente (e quindi a contestazioni specifiche) basterebbe infatti negare in toto il rimborso per aggirare il contro-onere di replica e ciò non appare coerente con il co. 1 dell’art. 115 c.p.c. post l. n. 69/2009.

 

 

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