La Corte di Cassazione, con sentenza n. 25037 del 25 novembre 2014 ha stabilito il principio per cui non è ammessa la detrazione dell’IVA pagata a monte per l’acquisto o l’importazione di beni, o per conseguire la prestazione di servizi afferenti al successivo compimento di operazioni esenti o comunque non soggette ad imposta. Infatti ai fini della detrazione non è sufficiente che le operazioni siano connesse all’oggetto dell’impresa, essendo indispensabile che esse siano, a loro volta, assoggettabili all’IVA.
Il caso è quello di un consorzio che ha chiesto a rimborso l’iva relativa a beni e servizi acquistati per la realizzazione di un progetto di interesse generale finanziato a fondo perduto dal Ministero per l’Ambiente con somme di denaro escluse dal campo di applicazione dell’IVA ed erogate a titolo di rimborso di tutti i costi sostenuti per il progetto, compreso l’IVA assolta sui detti costi.
In pratica il Consorzio, ha avuto la veste di consumatore finale e non di soggetto iva.
I Giudici hanno rilevato come il Ministero dell’Ambiente abbia sovvenzionato la realizzazione di uno specifico progetto nel settore ambientale, con corresponsione “a stati di avanzamento trimestrali” e che era risultato che si trattava “di beni e servizi acquistati per la realizzazione di un progetto di interesse generale finanziato a fondo perduto con somme di danaro escluse dal campo di applicazione dell’IVA ed erogate a titolo di incentivo e non quale corrispettivo di specifiche prestazioni”.
Nella specie, dunque, non risulta la dimostrazione di alcuna operazione attiva imponibile, neppure in momenti successivi, direttamente correlata ai costi sostenuti ed in relazione ai quali si assumeva l’esistenza del diritto alla detrazione.
In questa situazione il rimborso iva risulterebbe un lucro raddoppiando i benefici già ottenuti.
